Stato di allerta, pupille dilatate, respiro accelerato, aumento della sudorazione, il cuore che va veloce: chi di noi non ha provato queste sensazioni almeno una volta nella vita?
Chi di noi non ha mai avuto paura?
La paura è un’emozione universale e primaria, una risposta primordiale di tutti gli esseri viventi che sorge di fronte a situazioni di pericolo e incertezza.
La maggior parte di noi quasi sempre pensa che la paura sia un’emozione esclusivamente negativa ma, in realtà, non è davvero così.
La paura, come dice un mio maestro, è quell’emozione che ci fa tornare a casa la sera e, se non la provassimo, molto probabilmente non saremmo qui. È una risorsa utile che consente la sopravvivenza individuale e della nostra specie.
Anche se è parte integrante e fondamentale della nostra esistenza, la paura però prende varie forme e non tutte sono così indispensabili.
Una distinzione che possiamo fare per capire meglio è quella tra paure reali e paure immaginarie.
Facciamo degli esempi: se ci fosse un terremoto, una catastrofe naturale, una guerra, queste sarebbero paure reali, del tutto normali e fondamentali proprio per innescare quel meccanismo di sopravvivenza che ci porterà a difenderci.
Ma hai mai pensato a tutte le altre paure?
Le più comuni e diffuse sono la paura di rimanere soli, la paura dell’abbandono, la paura del distacco, del nuovo, la paura di fallire, di morire: rientrano tutte nella categoria delle paure immaginarie che hanno origine dalla nostra mente e dalle nostre emozioni.
Questo genere di paure ci blocca nella vita di tutti i giorni, rendendoci persone più ansiose, timorose, indecise.
Il più delle volte sono il frutto delle esperienze traumatiche che abbiamo vissuto e spesso diventano grandi, molto grandi, perché non riusciamo ad affrontarle.
Io stessa, tramite il mio vissuto, ho imparato che anche se il trauma c’è stato ed è stato forte, è anche vero che non superandolo la mente amplifica la paura connessa a quel trauma.
E così, in quel ricordo del trauma iniziamo inconsciamente a metterci dentro più cose, a colorare un po’ di più quell’evento alimentando la paura invece di affrontarla finché diventa ancora più grande.
Se anche tu hai vissuto tutto questo, ascoltami; vorrei condividere con te una parabola che, nel mio caso, mi ha aiutata ad affrontare le mie paure e spero possa esserti di vero aiuto.
Nella Cina Imperiale, in un piccolo monastero di provincia, si era soliti meditare al calar del sole. In questo centro buddista viveva un monaco e, ogni volta che meditava, un lupo inferocito gli faceva visita. Il lupo lo inseguiva ma era solo una visione. Ogni volta che ciò accadeva, la sua meditazione subiva una brusca frenata. Nei mesi seguenti, tale visione lo portò a non dormire. Anche di notte, infatti, il lupo tornava a fargli visita. Ogni volta che i suoi occhi si chiudevano, il lupo iniziava ad assalirlo. Qualcosa di davvero reale ai sensi.
Stremato, un giorno si rivolse al suo gran maestro per chiedergli un consiglio. “Maestro, ho bisogno del vostro aiuto”, disse il monaco. “Un lupo mi insegue appena chiudo gli occhi. Da mesi non medito, non dormo, sono stremato. Cosa posso fare?”.
Il maestro capì il motivo delle sue paure e disse: “Tieni. Questo è un pennarello. Lo devi usare ogni qualvolta vedi il lupo. Disegna sul suo corpo una croce e vedrai che andrà via e non tornerà più”.
Il monaco, quasi titubante, prese il pennarello ed andò via. Nella sua mente volavano i pensieri. Aveva paura di chiudere gli occhi, figuriamoci di disegnare una “x” sul corpo del lupo. Tuttavia,il maestro era molto stimato e, quindi, accettò di buon grado il consiglio.
Iniziò a meditare col pennarello in mano. Subito il lupo apparve ma lui, quando il lupo gli saltò addosso, disegnò una croce sul suo petto. Il lupo scomparve! La gioia fu immensa. Il monaco correndo andò dal suo maestro. Appena al suo cospetto, gli disse: “Gran Maestro, grazie. Il lupo è scomparso. Ma illuminatemi. Perché è scomparso?”
Il gran maestro, con un sorriso, gli disse: “Hai visto il tuo petto?”. Il monaco guardò il suo petto, ed incredulo fece una scoperta che lo sconvolse. Sul suo petto c’era la stessa croce che, pochi secondi prima, aveva fatto sul corpo del lupo.
La sua paura era solo frutto di pensieri e non di realtà concrete.
Questa parabola ci insegna una cosa fondamentale: a volte siamo noi stessi ad ingrandire le nostre paure e i nostri problemi.
Nella sua semplicità, questa storia mi ha stimolata ad affrontare quella vocina interiore che mi ogni tanto mi sussurra che qualcosa è pericoloso, che devo fermarmi, che non devo “farlo”.
Ho imparato che per affrontare la paura devo prima di tutto silenziare quella voce e cercare di restare nell’esperienza che mi sta provocando paura, senza scappare, affrontando le emozioni che arrivano.
Respiro profondamente e rimango qui dove ho paura ripetendomi un mantra:
“è dalla paura che nasce il coraggio“
Questo mantra mi carica tantissimo perché è proprio così: se non ci fosse la paura, non ci sarebbe il coraggio. Quindi, ricordalo, accetta la paura, ma reagisci con coraggio.
Forse ti starai chiedendo se in questo modo ho superato le mie paure al 100%…
La risposta è no, assolutamente! Ma, di certo, posso dirti che ho fatto e sto continuando a fare qualcosa e questo mi ha aiutato a raggiungere dei cambiamenti, dei miglioramenti anche nel modo di rapportarmi a questa emozione.
Le paure si affrontano un passo alla volta, ed è importante anche farsi aiutare da ciò che più ci corrisponde. Può essere lo yoga, possono essere terapeuti e psicologi, l’importante è chiedere aiuto se si ha paura e si sente che da soli non ce la si può fare.
Dalla paura emergono qualità meravigliose e insegnamenti preziosi, vale la pena occuparsene davvero! Un abbraccio fortissimo.