Lo aspettavo da mesi.
Ci ho sperato fino all’ultimo.
Nonostante i miei collaboratori fossero abbastanza sicuri dell’impossibilità del riuscire ad organizzare il Retreat, io ci credevo.
Novembre corrispondeva perfettamente al mese in cui tutti prevedevano la famosa seconda ondata e un nuovo lockdown.
Nonostante fossi informata ed era evidente che le previsioni si stessero realizzando, continuavo a crederci, a sperare e soprattutto a lavorare al programma.
Poi è arrivato il decreto e così è successo.
Abbiamo dovuto annullare il Body Mind Flow Weekend, per la seconda volta.
In quel momento mi trovavo sul divanetto in terrazza, nella casa in Sardegna in cui siamo stati qualche mese dopo l’estate.
Ho provato tanta delusione, sconforto, frustrazione.
Mi sono sentita privare di nuovo della cosa che più amo fare e più mi appassiona.
L’ho comunicato a tutti gli iscritti e anche a tutti coloro che erano in lista d’attesa.
Il mio cuore poche settimane prima era così colmo di gioia nel percepire l’entusiasmo delle persone, nel vedere andare sold-out l’evento senza nemmeno sponsorizzarlo più di tanto, nel sentire viva la fiducia e la voglia di stare insieme.
Ho chiuso gli occhi, ho fatto un paio di respiri profondi e ho subito sentito la voglia di farlo ugualmente, di farlo online così come i precedenti, durante il primo lockdown.
D’altronde, erano stati un successo: avevano avvicinato quelli che non mi conoscevano facendoli affezionare al mio stile di yoga, spingendoli a continuare il viaggio e la pratica.
E avevano permesso a chi già mi conosceva di sentire sempre più la forza dell’unione, la forza del sentirsi parte della stessa grande famiglia.
Non solo, durante quei Retreat mi sono sentita supportata e circondata di amore in un momento molto doloroso, dovuto alla perdita di mia nonna, proprio durante il lockdown, proprio a causa del Covid.
Era come essere insieme davvero.
Lo scambio di energia è stato pazzesco e lo ricorderò per sempre.
Ma lasciami fare una digressione.
Negli stessi giorni in cui ho annullato il Retreat sono rimasta colpita da un documentario, The Social Dilemma, che ci mette in guardia dall’uso dei social network e che ci fa comprendere quanto possiamo essere e siamo -a tutti gli effetti- manipolati.
Mi ha fatto riflettere ma, allo stesso tempo, ho realizzato che questi mezzi possono anche essere usati in positivo.
Se non ci fossero, d’altronde, non potrei sentire tutte le mie amiche in questo periodo in cui non le posso vedere, non avrei potuto vedere i miei genitori durante il lockdown e non potrebbe esistere la mia community, la nostra community.
Ecco l’idea: il Retreat sarebbe stato la prova che i mezzi digitali si possono utilizzare in positivo e per scopi positivi, avrebbe dimostrato che si può restare uniti nonostante la distanza.
A proposito di distanza.
Mi sto rendendo conto sempre più che il fatto di dover mantenere le distanze da mesi, di non poterci toccare, abbracciare ci abbia reso più freddi, più contratti. Questa freddezza è percepibile in tutto il mondo.
Mi sono chiesta:
Come possiamo non perdere questo contatto?
Come possiamo coltivare più calore, più compassione verso noi stessi e verso gli altri? Come possiamo far partire un’onda di amore dal centro del nostro cuore verso tutto ciò che ci circonda?
La risposta è racchiusa nel tema del Retreat che abbiamo organizzato: l’amore incondizionato, l’amore senza limiti presente in tutte le pratiche che ho proposto, di meditazione, di yoga, movimento e journaling.
#loveistheway è stato il nostro mantra.
E questa che segue la domanda da cui il nostro viaggio di tre giorni è cominciato:
“In questo è un momento così difficile per l’umanità, come possiamo migliorarci?”
Come rendere questo mondo migliore?
Come possiamo diventare non tanto parte del problema ma al contrario della soluzione?
Con la pratica.
Proprio così.
Coltivare la nostra pratica, renderla un’abitudine, far sì che diventi la nostra alleata. Srotolare il materassino, prendere un respiro profondo, portare una mano sul cuore ed entrarci in contatto.
Lasciarci ispirare ogni giorno, lasciarci guarire, lasciarci guidare. Cambierà il nostro modo di ascoltare, cambierà l’atteggiamento verso noi stessi e verso gli altri, ci sarà più compassione, più gentilezza, più amore.
Nei giorni del Retrat Love is The Way siamo partiti da qui e abbiamo fatto tesoro di questo concetto.
Lo abbiamo fatto insieme.
Abbiamo capito di avere una missione: partire da noi stessi, essere la nostra migliore versione, provarci ogni giorno e ispirare gli altri ad esserlo. Fare tutto quello che possiamo per realizzare una società d’amore, di giustizia e d’unione.
Perché la grande verità è che siamo uno, siamo uniti.
Ne sono immensamente felice e vi ringrazio.
Ecco qui alcune meravigliose testimonianze.
Grazie a tutti voi per esserci stati, grazie per aver aperto (ancora) il vostro cuore, per credere in questo mantra, per averlo portato sul vostro materassino e nella vita di tutti i giorni.
Torno presto, con un altro retreat!
Namaste, Om Shanti Shanti Shanti
Denise