Una vita migliore parte dalla gentilezza

Gentilezza

A volte la vita scorre così in fretta che non ce ne accorgiamo nemmeno.Siamo immersi nelle nostre liste di cose da fare, inseguendo scadenze, obiettivi, aspettative.

E nel mezzo di tutta questa corsa, senza volerlo, lasciamo andare piccole occasioni di gentilezza: un sorriso non dato, una parola gentile non detta, un gesto di attenzione dimenticato.

Ti sei mai chiesto quante opportunità di gentilezza lasciamo passare ogni giorno, presi come siamo dalla nostra agenda mentale e dalla nostra fretta cronica?

E se invece la chiave per una vita più ricca e significativa fosse nascosta proprio lì, in quei gesti semplici che spesso dimentichiamo di praticare — verso gli altri e, soprattutto, verso noi stessi?

La gentilezza parte dall’interno e si espande verso l’esterno.

Non fa rumore, non cerca applausi, eppure ha il potere di trasformare radicalmente la nostra esperienza di vita.

Ricordo quando ero un’atleta delle Fiamme Gialle. Vivevo in un mondo di prestazioni, dove il successo si misurava in centesimi di secondo. Il dialogo con me stessa era impregnato di una durezza che all’epoca consideravo necessaria: “devi fare di più”, “non è abbastanza”, “spingiti oltre il limite”.

Quando ho appeso gli sci al chiodo, quella voce severa è rimasta con me. Mi seguiva ovunque, in ogni nuovo progetto, in ogni nuova avventura.

Il cambiamento che c’è stato, è stato graduale.

Attraverso la pratica dello yoga ho imparato a stare nel momento presente, a osservare senza giudizio. Ho imparato ad ascoltarmi con più attenzione e a coltivare la gentilezza, prima verso me stessa e poi verso gli altri.
Ho iniziato a prestare attenzione a come mi parlavo, a notare quanto fossi dura con me stessa in situazioni in cui sarei stata comprensiva con chiunque altro.

La prima volta che mi sono permessa di essere gentile con me stessa, qualcosa di profondo è cambiato. Era come se un peso enorme si fosse sollevato dalle mie spalle. Non dovevo più dimostrare nulla, non dovevo più essere perfetta.

Potevo semplicemente essere.

Questa non è solo la mia esperienza personale.
Infatti, le neuroscienze ci mostrano che quando pratichiamo la gentilezza, verso noi stessi o verso gli altri, il nostro cervello rilascia ossitocina, dopamina e serotonina, ormoni che ci fanno sentire meglio, riducono lo stress e rafforzano le connessioni neurali legate al benessere.

Una ricerca pubblicata nel 2020 ha dimostrato che anche piccoli atti di gentilezza attivano l’insula, una regione del cervello associata all’empatia e alla connessione umana.
Insomma, è come se fossimo biologicamente programmati per la gentilezza, ma il nostro mondo iper-competitivo ci spingesse costantemente in un’altra direzione.

La vera rivoluzione inizia quando comprendiamo che la gentilezza non è debolezza, ma la forza più autentica che possediamo.

Essere gentili non significa essere meno efficaci o produttivi. Al contrario. Quando smettiamo di sprecare energia in autocritiche distruttive, quando abbandoniamo il perfezionismo paralizzante, quando ci permettiamo di essere umani, con tutte le nostre imperfezioni, liberiamo un’energia creativa e vitale che prima era intrappolata.

E non è tutto.

La gentilezza si espande, come cerchi nell’acqua. Un sorriso a uno sconosciuto, una parola di incoraggiamento a un collega, un momento di ascolto vero per un amico… questi piccoli gesti hanno il potere di cambiare la giornata di qualcuno.

Pratiche quotidiane per coltivare la gentilezza

Ma come si coltiva concretamente questa qualità nella vita quotidiana? Come possiamo allenare il “muscolo” della gentilezza fino a renderlo la nostra risposta automatica?

Perché magari la pensiamo tutti così, ma la vera sfida, naturalmente, è portare questa gentilezza nella vita, anche nelle situazioni più caotiche e spesso stressanti della vita.

Ecco, allora, tre strumenti che hanno funzionato per me e per molte persone che conosco, ma poi ognuno trova le proprie:

La gratitudine

Ogni mattina, appena sveglia mi concedo qualche minuto per riflettere su tre cose per cui sono grata, spesso le scrivo sul mio diario della gratitudine, ma va bene anche soltanto pensarle.Possono essere grandi come un viaggio imminente o piccole come il profumo del caffè.
La gratitudine apre il cuore e predispone alla gentilezza.

La gentilezza intenzionale

Scelgo consapevolmente di compiere almeno un atto di gentilezza ogni giorno.
A volte è una parola di incoraggiamento a uno studente, altre un messaggio a un amico che sta attraversando un momento difficile.
La gentilezza si rafforza con l’esercizio.

Ricordarsi dell’interdipendenza

Mi ricordo di un pensiero del Dalai Lama (che ho trovato nel suo “il libro della gioia” che ti consiglio di leggere!):
“Appena mi sveglio mi ricordo dell’importanza della gentilezza e della compassione, del desiderare il bene degli altri o quantomeno di ridurne la sofferenza. Mi ricordo che tutto è connesso, il principio dell’interdipendenza.”
Tutto è collegato. Il modo in cui tratto me stessa influenza il modo in cui tratto gli altri. Le parole che uso nel mio dialogo interiore diventano le parole che userò con chi mi circonda. La gentilezza verso me stessa diventa automaticamente gentilezza verso il mondo.

Auto-Compassione

Dedica 5 minuti ogni mattina a chiederti: “Come posso essere gentile con me stesso oggi?” Potrebbe essere permetterti una pausa, parlarti con parole gentili, o semplicemente riconoscere quando stai facendo del tuo meglio in circostanze difficili.

Comunicazione compassionevole

Pratica l’ascolto profondo quando parli con gli altri. Non per rispondere, ma per comprendere veramente. Prima di reagire in situazioni di conflitto, fai tre respiri profondi e chiediti: “Come posso rispondere con gentilezza, pur rimanendo fedele a me stesso?
Questa pratica è particolarmente potente nelle relazioni più strette, dove le nostre reazioni automatiche possono causare più danni, a volte.

Conclusioni

La gentilezza non è un lusso o un’opzione, ma una necessità per una vita piena e connessa. Non si tratta di essere perfetti o di trasformarsi in santi. Si tratta di piccole scelte quotidiane che, nel tempo, tessono la trama di una vita più ricca e significativa.

Forse questo è ciò che tutti i grandi insegnamenti spirituali hanno in comune: al loro cuore c’è l’invito a trattare noi stessi e gli altri con gentilezza e compassione.

Questo non è un ideale irraggiungibile, ma una pratica quotidiana, accessibile a tutti, in ogni momento.
E come ogni pratica, inizia con un singolo passo. Un singolo respiro. Una singola parola gentile, rivolta prima di tutto a noi stessi.

Ti invito a iniziare oggi. Proprio ora. Con il prossimo respiro.
Perché la rivoluzione più importante non è quella che accade nel mondo esterno, ma quella che accade nel tuo cuore. E da lì, si espande per toccare tutto ciò che incontri.