Body Mind Flow Retreat: ecco che cosa succede

In questo articolo vorrei raccontarti che cosa è successo durante il mio ultimo Yoga Retreat, in particolare quali sono i benefici che puoi portare a casa grazie ad esperienze come queste. 

L’Eremito era uno di quei retreat in programma dal 2020. Quindi annullato e posticipato, annullato e posticipato e poi ancora annullato e posticipato. 

Ed è proprio quando attendi così a lungo di poterlo finalmente vivere, che l’esperienza diventa ancora più speciale, perché è stata così profondamente desiderata. 

È andata così.

Il Body Mind Flow Retreat si è concluso qualche giorno fa, e porto ancora dentro di me il ricordo vivo, toccante e meraviglioso dell’esperienza. 

Eremito 1ph: Elisabetta Marzetti

Partiamo dal che cos’è il Body Mind Flow, il suo significato e in che cosa consiste.  

Molti anni fa ho deciso di dare un nome al mio metodo, al mio stile, al mio modo non solo di praticare yoga ma anche di vivere lo yoga. 

Si traduce con l’unione di corpo e mente, nel flusso, in armonia e in equilibrio. 

Non è tanto difficile da tradurre quanto più da descrivere in una frase, o più frasi. 

Non è quel tipo di metodo che puoi impacchettare, mettere in una scatola o in una o più definizioni appunto. 

È proprio il contrario. 

È forse più un non metodo, perché si evolve con me, con noi, con il tempo, con l’esperienza, con la pratica. Proprio come ogni essere umano.
È l’insieme di tutto ciò che ho studiato, le mie diverse formazioni, le mie diverse esperienze, diversi maestri e diversi viaggi.  

È l’insieme di tutto ciò che ha funzionato su di me. Non potrei mai insegnare ciò che non ho toccato con mano, ciò di cui ho magari solo sentito parlare, e ancora ciò che non ha avuto un impatto sulla mia pratica o sulla mia vita. 

Questo comprende asana ma anche, e soprattutto, movimento libero, tecniche di respirazione e ancora meditazione (devi sapere per me la pratica della meditazione è importante tanto quanto quella delle asana – o non asana). Comprende tecniche di kriya, journaling, di esercizi somatici, di rituali. 

Tutto questo ci permette di prendere profonda consapevolezza di chi siamo, degli strumenti che abbiamo per evolvere e crescere sia a livello personale che spirituale, di vivere in unione con gli altri, con la natura, e di farlo seguendo il flusso, di connetterci con la nostra forza creatrice e creativa, al nostro potere.

Eremito 2foto: Elisabetta Marzetti

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Perché l’Eremito 

Nonostante la struttura fosse molto diversa da quelle in cui di solito organizzo i miei retreat (prezzo compreso), mi ha sempre attirato e affascinato molto. 

Prima di tutto perché essendo così fuori, così lontana da tutto e da tutti permette di immergersi a pieno nell’esperienza senza mai “uscirne”.
Se non sei nel monastero allora significa che sei immerso nella natura incontaminata e selvaggia che lo circonda, insomma oltre a questo non c’è nient’altro. 

Ma non solo.
Essendo un monastero (moderno) nel momento in cui entri, fin da subito, percepisci che si tratta di un luogo sacro, un luogo di fede, con un’energia particolare in cui immergerti sentendoti sempre al sicuro, in una speciale sensazione e connessione.

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Ci sono molte aree dedicate al silenzio, tra cui la sala in cui si cena. Proprio così, la cena è indiscutibilmente in silenzio.

Hai mai cenato in silenzio? 

Per me era la prima volta.
A dire il vero mangio spesso da sola ma qui era completamente diverso, tutta un’altra cosa.
Un conto è da sola, un conto è in silenzio.
Non che io parli da sola mentre mangio, ma quando mangio sola, sono spesso davanti al mio smartphone, al mio pc, al mio block notes o alla televisione.

Lì eravamo una di fianco all’altra, senza nessuno di fronte, se non il fuoco del camino a fine stanza, e lì in silenzio, ci venivano serviti i nostri piatti vegetariani con i canti di frati in latino come musica di sottofondo.

La prima sera, appena abbiamo preso il nostro posto e ci siamo sedute, i primi minuti si percepiva un pò di agitazione, un’energia strana e agitata. 

All’improvviso poi, è come se ci fossimo rilassate, centrate e “arrese” a quel silenzio, esterno ma soprattutto interno.
Tutte nello stesso momento.
A livello energetico e percettivo l’ho sentita davvero forte questa cosa, tant’è che mi sono emozionata. 

I giorni successivi non vedevo l’ora arrivasse l’ora di cena (ops scherzo! Perché quando non vedi l’ora che accada qualcosa significa che sei proiettato nel futuro, e io invece ero lì presente nel presente e non vedevo l’ora di essere dov’ero in quel preciso istante, nel qui e ora).

Però in qualche modo è vero. 

Mi è piaciuta davvero molto la cena in silenzio, quelle musiche di sottofondo, quel camino, il mangiare il cibo lentamente, presente, godendomelo fino in fondo ad ogni boccone. 

Questo sì che è lusso. 

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Ah vuoi sapere qual è stato un altro importante e meraviglioso lusso? 

La struttura non aveva il wifi, e il telefono non aveva campo, quindi questo significa solamente una cosa: Smartphone e Digital detox per quattro giorni. 

Questo ha contribuito davvero molto al rendere l’esperienza ancora più immersiva. 

Quando ti sconnetti completamente dal mondo fuori, ti connetti profondamente a te stesso.

Anche per questo motivo, nello stare così tanto con noi stessi, in silenzio e con le altre persone, il gruppo si è unito fin da subito, come non ho mai visto accadere prima.

Ma che cosa succede durante questi retreat? 

Quali sono le attività o il programma? 

Le attività sono diverse.

La prima pratica è alle 7.30 di mattina.
Si entra nella sala in silenzio, perché il silenzio ci permette di entrare nella pratica prima ancora di sederci sul nostro cuscino. 

Ci dedichiamo poi ad esercizi di pranayama e kriya per poi rimanere, appunto, nella nostra posizione almeno 20/25 minuti. 

Molte persone che vengono ai retreat non sono abituate a meditare per più di 10 minuti, questa è invece l’occasione per approfondire la pratica, per “starci dentro” un pò di più e per mettere le basi per la pratica personale, quella della nostra routine quotidiana. 

Spesso anche prima della pratica di asana, mi prendo altri 5/10 minuti per meditare nuovamente, sempre per lo stesso motivo. 

La pratica di asana dura sempre 90 minuti e ovviamente, ogni giorno il tema o il focus della pratica è diverso.
A volte ci muoviamo molto, altre meno.
A volte lavoriamo su una determinata area del corpo altre ancora con il corpo a 360 gradi.
A volte sono asana, altre no. 🙂

Al termine di ogni pratica invito le persone a fermarsi, a rimanere immerse nella pratica e ad estenderla sul loro journal, una specie di diario di bordo dedicato proprio a questo.

Lasciamo scorrere la mano, lasciamo uscire ciò che deve uscire, magari raccontiamo come ci siamo sentiti durante la pratica o se è successo qualcosa in particolare. 

Si hanno un sacco di epifanie sul materassino, questo è il bello dello yoga. 

A pranzo siamo tutte insieme e quasi sempre la cucina dei nostri retreat è vegetariana. 

Nel pomeriggio lascio diverse ore libere per riposare, per passeggiare nella natura (ovviamente tutti i centri che scelgo hanno la natura come contorno), per prendersi del tempo, per leggere o per non fare nulla e godersi il lusso del dolce non far niente

Nel tardo pomeriggio poi, torniamo a muoverci sul materassino per circa 60 minuti, poi andiamo a cena e spesso anche dopo cena ci sono attività come yoga nidra, bhakti yoga, rituali in cerchio o semplicemente chiacchiere e condivisioni tra noi.

Non si ha mai l’impressione di “uscire” dalla pratica in queste occasioni.
Ci sei dentro dal mattino fino alla sera, in questo flusso armonico e vibrante. 

Spesso si ha a che fare con le proprie paure, le pratiche muovo un sacco di cose.
Spesso escono cose che non vorremmo vedere ma tutto questo serve proprio a questo.
È un modo per conoscerci davvero, per toccare la nostra verità più profonda, per vivere in modo autentico, per connetterci alle nostre risorse, al nostro potenziale.

Un mio maestro diceva che la strada della crescita personale e spirituale a volte “fa soffrire” (lui diceva “fa incazzare” a dire il vero) ma è molto peggio non prenderla affatto, quella strada. 

Perché questi retreat, questo in particolare, è stato proprio questo, un vero e proprio viaggio dentro noi stessi. 

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Per questo Bmf Retreat era richiesta un minimo di esperienza con la pratica, a differenza degli altri che sono sempre aperti a tutti. 

Come mai? 

Ogni mio retreat è sempre stato aperto a tutti, qualsiasi sia l’esperienza con la pratica.

Questa volta mi sentivo che sarebbe stato un po ‘ diverso, più introspettivo, più immersivo e quindi, di conseguenza, ho stabilito questa “regola”. 

Ora probabilmente penserai che il motivo è perché abbiamo fatto solamente asana avanzate.
Invece no.
In realtà non si tratta di asana o sequenze avanzate, anche se ovviamente un po’ di esperienza aiuta sempre quando si pratica così tanto ogni giorno, siamo più allenati non si può negarlo. 

Il fatto è che ho pensato che coloro che hanno già esperienza con la pratica molto spesso sono più disponibili a seguire e stare nel flusso del retreat. Sono più abituati al silenzio, a stare seduti in meditazione, più aperti ad uscire dalla propria comfort zone, più dediti alla disciplina e alle “regole”, più abituati al free movement. 

Anche se questa non è una regola, assolutamente.

Ma credo che oltre al fatto del digital detox, e che fossimo isolati, quest’apertura e disponibilità di cui parlavo qui sopra, abbia contribuito ad unire il gruppo fin da subito, a rendere le pratiche più profonde e più intense.

È stata un’energia che non si è mai spezzata, nemmeno quando ho “cazziato” alcune studenti perché facevano troppo casino ahahahah.
Sì, è successo davvero.
Ma alla fine ci abbiamo riso su. 

Ognuna di noi si è portata a casa un’esperienza che non dimenticherà facilmente.
Ma questo non grazie a me, questo solamente grazie alla pratica, al contesto e a quel cerchio meraviglioso di donne fantastiche e piene di risorse, di coraggio, di gentilezza, di forza di volontà, di amore, di luce e di sogni. 

Grazie di cuore a tutte. 

Alla prossima. 

Aloha. 

con amore, Denise.  

“è la possibilità di realizzare un sogno a rendere la vita interessante”
Paulo Coelho

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